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Written by: Professione e Formazione

Un fortino che ammicca ai temi dell’ecologia

Londra. Il 23 febbraio si è concluso il discusso e controverso concorso internazionale bandito a fine 2008 per la nuova sede dell’Ambasciata statunitense. Tra 37 pretendenti, dopo 3 fasi di gara, lo studio KieranTimberlake di Philadelphia ha prevalso sugli altri 3 finalisti: Morphosis, Pei Cobb Freed & Partners e Richard Meier & Partners.
Con un budget di 500 milioni di dollari, il nuovo edificio sarà costruito a partire dal 2013 (termine lavori previsto nel 2017) in un’area di 2 ettari a Battersea, zona postindustriale già segnata da una serie di progetti di riqualificazione a sud del Tamigi. Il modello è semplice ma congeniale alle richieste del bando: un edificio puro nelle forme e nei materiali, che rispecchiasse la trasparenza dell’autorità statunitense verso i londinesi ma che, soprattutto, oltre a non trascurare le ormai imprescindibili – quanto talvolta retoriche – tematiche ambientalistiche, fosse impenetrabile dal punto di vista della sicurezza.
Il progetto laureato assolve ai desiderata con una forma cubica rivestita da un involucro cristallino in Etfe con membrane di cuscinetti d’aria che oscurano gli ambienti di lavoro evitandone il surriscaldamento e, dunque, l’utilizzo massiccio di condizionatori. Sottili film fotovoltaici posizionati in facciata e pannelli collocati sul tetto dovrebbero produrre circa 345.000 KWh di energia, mentre i giardini tematici interni (basati sullo studio della flora statunitense) inneggiano alla svolta verde che, almeno in Europa, gli statunitensi cercano di sfoggiare.
Ma non è solo per questo che il progetto di KieranTimberlake ha avuto la meglio. Lo studio dell’arredo urbano è preciso e funzionale; l’edificio risulta un fortino circondato da uno specchio d’acqua da un lato e da siepi anziché muri dall’altro. La protezione da possibili attacchi terroristici è stato un tema decisivo per la scelta del vincitore. E lo si era già capito nel gennaio 2009, quando furono esclusi tutti i concorrenti non americani: azione seguita dalle disapprovazioni dei britannici giunti in semifinale ma giustificata da parte della committenza con l’individuazione di professionisti che vantassero grande esperienza nella progettazione di ambasciate.
Al di là delle polemiche sulla procedura, probabilmente nelle forme il progetto vincitore non offre più degli altri. Ad esempio, va segnalata la proposta di Morphosis, più intrigante e azzardata ma forse anche più «londinese». Tuttavia, KieranTimberlake dimostra di volgere a suo favore il requisito-vincolo della sicurezza attraverso la sapiente sistemazione degli spazi aperti, esaltando così la valenza urbana e ambientale dell’intervento.

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Last modified: 17 Luglio 2015